I libri che mi hanno fatto l’estate (numero speciale)
Ovvero: per tornare a ricordarsi che leggere è bello.
Ciao, e bentornata, o bentornato, su InkDrum.
Questo numero è speciale. Non perché consigli i libri dell’estate – quelli li trovi ovunque, e di solito non ti cambiano la vita.
Ma perché ti porto i miei libri dell’estate.
Quelli che ho letto sdraiato a letto a Viadana, o al caldissimo roventissimo di una tenda sul furgone in Corsica.
Quelli che mi hanno tolto il sonno, letteralmente.
Che mi hanno fatto venire voglia di vivere, o di scrivere, o di amare, o di buttare tutto.
E c’è anche quello per cui ho cominciato a scrivere.
Per ognuno c’è una riga di descrizione, e poi la mia storia con quel libro. La tua, se vuoi, raccontamela tu.
1992 – Playboy Stories: Il meglio di quarant’anni di racconti
Una raccolta che non cerca il sublime: lo trova per caso, fra sesso e malinconia.
Philip Roth, Kerouac, Gordimer, Borges, Irwin Shaw, Singer e altri raccontano con uno stile secco, a volte sporco, sempre vivo. Un atlante del desiderio e della disillusione.
La mia storia con questo libro:
Forse, tra tutte, la storia più divertente. Avevo una quantità di ormoni inenarrabile in corpo, e una malattia al sistema nervoso. In me tutto era gioco - nel senso che a stare con la paura di una crisi epilettica, e con il desiderio feroce di ciò che crisi non è, sembra di essere in un parco giochi della vita. E quindi, quando vidi questo libro, pensai - dal titolo - che fosse qualcosa che corrispondesse alla mia voglia erotica - questo e, ridiamo insieme, Pornography dei Cure, che guardavo con desiderio dalla vetrina del negozio di dischi, ma che ascoltai solo anni dopo.
Il risultato è che l’eccitazione mi venne, sì, ma solo per la bellezza incontenibile di quelle scritture. A oggi è il libro che ho comprato e fatto regalare di più. E contiene piccole chicche, tra cui Il secondo assalto alla panetteria, mi pare si chiami, che mi fece amare da subito Haruki Murakami.
1993 – It – Stephen King
Il mostro è reale, ma anche l’estate lo è. La memoria, gli amici, la paura che si inabissa con una barchetta di carta in un tombino.
Un romanzo che scava nell’infanzia con crudeltà e tenerezza. E quando lo chiudi, non sei più lo stesso.
La mia storia con questo libro:
Ero ultimo in tutti gli sport - ultimo della scuola: penultimo nella competizione del salto in lungo, ultimo nel peso -, solo, triste perché un bacio dell’estate prima si era dissolto in niente - lei non mi parlava più, non mi guardava più, e io non avevo ancora imparato la sottile arte di accartocciarsi il cuore per fingere che non ci sia scritto sopra un nome. Poi incontrai Ben, e la storia pazzesca di lui che dimagrisce da adulto. E mi dissi: Anche io. Ho letto It in quattro giorni, in ogni momento possibile; infilato le scarpette da tennis, quelle a suola piatta, e cominciato a correre. E la sera ho scritto poi la mia prima cosa, strappando un foglio dal quadernone. E poi ho continuato a correre, fare dieci flessioni, dieci addominali e poi le trazioni per ogni secondo di ritardo rispetto al mio record, e scrivere, e leggere, per correre via da dov’ero.
Non ho mai fatto cosa più sana, e vaffanculo alla psicologa che mi diceva di no.
Non ho più smesso, di correre, di scrivere, e di aver paura.
1997 – La legge di Bone – Russell Banks
Un ragazzino fugge da casa e si costruisce un rifugio tra i relitti della società americana.
Banks scrive con una limpidezza ruvida, senza pietà, ma con uno sguardo tra il tragico e il divertente.
La mia storia con questo libro:
Un libro scelto solo per la bellezza della copertina - e per me i libri vanno scelti dalla copertina: per questo sono così integralista sulle mie -; letto in biblioteca a Viadana, ma se ricordo bene era la biblioteca vecchia, quella al primo piano di una scalinata lunghissima. Avevo vent’anni, forse ventuno (a volte le date qui non corrisponderanno), e scoprii che Banks aveva scritto per me. C’è un passaggio abbastanza triviale, almeno per gli standard moderni, che qui non metterò, ma che dice esattamente col mio linguaggio esattamente ciò che pensavo; e da questo libro ho capito che in un libro possiamo a volte non trovare una consolazione, necessariamente, ma una lingua; e che quella lingua può, lei sì, esserlo, consolazione.
2004 – Dieci cose che ho fatto – Gianluca Morozzi
Dieci episodi, dieci modi in cui la vita si piega.
Morozzi mescola il quotidiano e il punk, gli amori balordi, le mucche scoreggione. Una scrittura rapida, diretta, e soprattutto divertentissima.
La mia storia con questo libro:
Letto in piscina di casa dei miei, la data è chiara, dice che avevo ventotto anni; ma per me è molto prima. Forse perché mi ha trascinato in un prima; forse perché Morozzi conosce l’arte dell’autoironia più infame, e ci sono momenti in cui ho riso tantissimo, momenti in cui il cringe era talmente tanto forte che ho riso per non morire con lui. Libro devastante, ce l’ho ancora in evidenza tra i miei preferiti.
2016 – La morte dei caprioli belli – Ota Pavel
Un padre, la pesca, la malattia, la guerra, i fiumi della Boemia.
Ota Pavel racconta l’infanzia come se fosse una leggenda minore, con uno stile che somiglia alla nostalgia ma è qualcosa di più profondo.
La mia storia con questo libro:
Ero a Palermo, in una stanza, non da solo. La persona che mi ospitava, mi insozzò così tanto che dovetti ripulirmi poi l’animo leggendo Il maestro di go, di Kawabata Yasunari, e Il re degli scacchi, di Acheng (alla faccia di chi dice che i libri non hanno potere di cambiare le vite); perché non tollerava l’idea che uno scrittore potesse fare l’amore. Il libro di Pavel, edito da Keller, se ricordo bene, me lo consigliò Fabrizio Piazza, libraio palermitano - i librai di fiducia, quelli veri, prendete e mangiatene tutti -; e mi feci avvolgere in un divertimento per la scrittura che mi ero perso da decine di anni, ormai.
2016 – Ruggine e ossa – Craig Davidson
Storie feroci e carnali: boxer perdenti, donne mutilate, cani da combattimento.
Davidson scrive con una fisicità totale, come se ogni racconto fosse un livido.
La mia storia con questo libro:
Semplicemente, se hai visto il film, non puoi non correre a prendere il libro. Edito da Stile libero, o ricordo male? Comunque, il film me lo consigliò Umberto Contarello, sceneggiatore de La grande bellezza; e fu un bel lascito.
2017 – Una canzone per Bobby Long – Ronald Everett Capps
Una casa in rovina a New Orleans, alcol, letteratura, due uomini distrutti e una ragazza che vuole capire.
Una lingua calda e scassata, come una radio che trasmette canzoni rotte d’amore.
La mia storia con questo libro:
Io dico sempre: Ti vuoi tornare a innamorare della lettura? Prendi questo. Così come i dialoghi li devi leggere ne Il laureato, sempre pubblicato da Mattioli 1885. Ho letto il libro in Sardegna, mi sono perfino fatto foto per me di me che lo leggevo per testimoniarmi in futuro la faccia di chi è felice.
Un libro dice: Quando siete felici, fateci caso.
Jack Frusciante (quello di Brizzi) diceva, vado a memoria: Bisogna aver cautela con chi è felice.
Quante verità. Celebrate poi in parco Sempione, un anno dopo, con una bottiglia piena di screwdriver.
2018 – Canto di Salomone – Toni Morrison
Morrison parte da una saga familiare e la trasforma in un canto epico e mitico, dove ogni nome è una profezia.
La mia storia con questo libro:
I libri sono come amori, che ti fanno venire voglia di amare, e come disamori, che ti fanno dire Basta con ‘sta sofferenza, per sempre.
Canto di Salomone non solo mi ha fatto scoprire Toni Morrison, ma mi ha aperto alla scrittura al femminile. Fino al 2018 ho letto pochissime donne; poi sostanzialmente non ho più smesso. Questo libro è tra i miei preferiti in assoluto, letto a Lanzarote in una conca di sabbia, vicino alla spiaggia di Famara; accanto passavano surfer abbronzatissimi e le loro compagne incinte, erano tutti bellissimi e liberi, mi davano un’idea di un tipo di libertà che, realizzai, non avrei mai vissuto; ma intanto ero lì, ed essere lì, mi accorsi, nella terra del vulcano, era la mia benedizione.
2022 - Madre di cane – Pavlos Matesis
La guerra vista da una bambina greca che osserva il mondo dal ventre sporco e poetico della Storia. Matesis dà voce all’infanzia senza imbellettarla: qui il piacere della lettura passa per lo sdegno, per la forza comica e brutale della sopravvivenza.
La mia storia con questo libro:
Vabbè. Io amo la Grecia per Zorba il Greco e per questo libro assai più che per chissà che altro (sì, Omero incluso). Se riesci a leggere trenta pagine senza ridere, piangere, commuoverti e farti prendere dal ritmo denso e dalla foia e dagli umori della signorina Salomè, sei senza cuore. Lo pubblica Crocetti, acquisto totale.
Questa è la mia estate, o almeno lo è stata.
Per me l’estate, che si apre oggi, è segno sempre che siamo vivi. Se ci pensi, non è poco.
Può darsi che, leggendoli, ti si apra anche la tua.
A venerdì, con la newsletter premium, in cui parlerò di visioni.
Ivano
InkDrum – Ogni parola ha il suo ritmo.
Bellissimo! Grazie di questi regali!